Intervista ad Antonio Ornano

Abbiamo intervistato il comico genovese che ci attende per un Capodanno ricco e variegato di entusiasmo e di allegria. 

Reduce dal successo di Zelig, Mai dire gol e recentemente con l’apparizione fissa ad Only Fun, Antonio Ornano torna a dedicarsi al suo pubblico con OrnyFans. 

Con il successo che hai avuto gli altri anni a Legnano avrai un pubblico affezionato, quali sono le novità rispetto all’anno scorso di questo nuovo spettacolo?

L’anno scorso ho debuttato con “Un maschio caucasico irrisolto”, uno spettacolo che peraltro porto ancora in tournée.

Questo invece si chiama “Ornyfan” un mix di 15 anni di carriera. 

Sarà uno spettacolo che dovrà portarci fino a mezzanotte, perciò ci saranno due o tre sketch rielaborati e anche magari sketch completamente nuovi che poi andranno a far parte dello spettacolo che porterò in giro l’anno prossimo.

Il pubblico molte volte mi dice: “Perché non mi hai fatto quel pezzo? “. Questi sono dunque gli sketch che un po’ tutti quanti mi chiedono. 

Uno spettacolo adatto anche alle coppie?

Certo, visto che visto che un buon 50% di pubblico è fatto di coppie, eciò mi fa molto sorridere perché diventa quasi una terapia di coppia… Mi attribuiscono situazioni che capitano a loro o a coppie di amici che conoscono. Nel mio spettacolo la figura femminile, per far scaturire la risata, è una persona senza pietà. Gentilissima e malvagia, si ispira alla figura di mia moglie. In realtà è una figura vincente ed è più l’inadeguatezza del maschio che porta la donna ad essere così.

A proposito dei tuoi personaggi volevo sapere qual è il personaggio che ti rispecchia di più?

Lo spettacolo è un monologo poi, dentro i miei monologhi, mi piace fare entrare mia moglie, cambiare le voci, c’è la professoressa dilatino,ci sono vari personaggi. Un personaggio. Non tanto che mi rispecchia, ma al quale sono più affezionato, è quello dell’esperto di animali, Francesco Tomaselli, un mio carissimo amico, ho preso spunto da lui …

Puoi darmi qualche piccola anticipazione per invogliarci a seguirti? 

Io vado molto a ruota libera, perciò, la scaletta dello spettacolo esiste, è uno spettacolo con un copione, però a seconda di come sarà il clima della serata, a seconda di come saranno le interazioni che farò con il pubblico con cui mi piace giocare, alla sera del 31 dicembre, tutto potrà cambiare. Attaccherò magari un pezzo piuttosto che un altro, per esempio … per me è molto importante il rapporto con il pubblico.

Quello a cui tengo, soprattutto in questo tipo di spettacolo, è fare uno spettacolo che sia diciamo unico, nel senso che, magari, possono esserci degli sketch che fanno parte del copione ma, a seconda della reazione del pubblico, ci sarà una parte molto grossa di improvvisazione quindi questo è il primo punto e il secondo punto è l’aspetto musicale. 

Per me la musica è sempre stata molto verticale nella mia vita, è sempre stata un po’ un rifugio dentro cui ho sempre trovato grande serietà e passione.

Anche all’interno dello spettacolo mi piace molto parlare di musica e il mio approccio è un approccio da fan, non è un approccio da critico, né tantomeno da musicista; è come potrebbe parlare di musica un grande appassionato.

Quando parlo di musica parlo dei miei idoli musicali, ma anche di quelli dei miei figli…Tipo c’è un pezzo dedicato a David Bowie. Perciò racconto di David Bowie,ma posso spaziare da David Bowie ai Guns n’ Roses, posso parlare degli 883, posso parlare degli idoli di mia figlia. Da Prince posso passare ai Beatles o a Eric Clapton. Sono storie che racconto a mio modo, mi piace far vedere la fallibilità dei miei idoli, mi piace mettere l’evidenziatore sull’incapacità di vivere il quotidiano di questi meravigliosi personaggi.

C’è un contrasto rispetto alle grandi opere musicali,che noi conosciamo, alle grandi stupidaggini che magari possono aver fatto, magari a causa dell’abuso di sostanze, che ha portato qualcuno a dire frasi meravigliose. Tipo racconto di Bowie,che non è andato alla cena di Natale e si è inventato una scusa bellissima per non partecipare alla cena con i parenti: ha chiamato la moglie e le ha detto: “Guarda Angie, mi dispiace ma quest’anno non posso venire a Londra, perché sono troppo impegnato a scappare da una compagnia di streghe internazionali che vuole carpire il mio sperma”. E questa io la trovo una scusa meravigliosa,in quanto ci fa capire quanto in quel momento egli fosse fuori di testa.

Un altro gruppo a cui io sono molto affezionato sono i Foo Fighters che è un gruppo dove suona il batterista dei Nirvana, che racconta di come nella sua vecchia vita, si sia spaccato una gamba volando giù da un palcoscenico.  Per me la musica è anche un uno strumento per affrontare dei temi tipo la differenza generazionale con i miei figli.

Quindi ti fai ispirare un po’ da loro? 

Un particolare momento, quando tu scrivilo spettacolo, è la fotografia del momento nel quale tu stai affrontando la tua vita.

È ovvio che gli spettacoli che scrivevo15 anni fa, quando i miei figli erano piccoli erano molto diversi rispetto ad adesso, che invece sono adolescenti. 

Anche la visione è molto filtrata dal rapporto che ho con i miei figli. 

In un’intervista tu hai scritto: “ Milano è sempre pronta a ricominciare a vivere il momento non si crogiola nel passato”. Credi che anche noi dovremmo soffermarci meno sul come eravamo una volta, sulla nostalgia dei tempi passati e darci un nuovo proposito: diventare ciò che vorremmo essere?

Per i giovani questo è un tema molto delicato, perché loro sono molto più complessi rispetto alle persone della mia generazione.

Adesso riuscire semplicemente a capire che cos’è che sei veramente è difficile, c’è tanta retorica in giro. Siamo bombardati dai social network, siamo bombardati da messaggi. Per cui da un lato dobbiamo sembrare sempre perfetti, dobbiamo dare una perfetta rappresentazione di noi. Questo sarà il tema dello spettacolo che sto scrivendo che poi debutterà, l’anno prossimo, anche qui a Legnano.

Siamo in epoca in cui siamo fortemente condizionati, tutti i giovani ma anche gli adulti, dalla percezione che diamo agli altri.

In quest’epoca si perde sempre più di frequente la sostanza e l’empatia si sviluppa molto facilmente nel momento stesso in cui tu fai vedere la tua vulnerabilità, fai vedere la tua fragilità.

In quest’epoca anche il far vedere la propria fragilità diventa uno strumento per essere visti, per dare una rappresentazione di noi stessi e perciò viviamo anche in un’epoca in cui semplicemente esprimere una propria opinione ci mette di fronte ad un fuoco di giudizi. 

Viviamo in un’epoca in cui il confronto ha lasciato spazio allo scontro, tutti quanti partono dal presupposto che la propria opinione sia una verità assoluta. Per esempio se non sono d’accordo con te automaticamente tu sei un imbecille o un idiota. No. Per le giovani generazioni è difficile riuscire a capire chi si è veramente, e distinguere quello che desideri essere rispetto a quello che sei sul serio.  È come prendere una direzione sbagliata, lavori in una direzione per diventare quello che desideri essere; invece, non lavori in una direzione per scoprire quello che sai veramente. 

Un augurio per il 2025?

L’augurio è la salute… è una cosa molto da anziani, ma secondo me, l’augurio è di godersi la salute, le piccole cose e di godersi le proprie passioni. Secondo me la cosa principale è di riuscire a scoprire una propria passione e di seguirla. Sempre.