Un evento imperdibile al teatro galleria di Legnano
“Non puoi pretendere di trovare la felicità se non hai il coraggio di dire di no”
Paolo Crepet
Una tournée che vuol essere guida e speranza per accendere i cuori di giovani e meno giovani. È questa la missione di Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, educatore, saggista e opinionista italiano, che farà tappa anche al Teatro Galleria di Legnano il 24 marzo, regalandoci pensieri nuovi in un mondo sempre più codificato.
“Prendetevi la luna”. Parole al sapore di libertà e unicità.
Lo abbiamo incontrato per comprendere a fondo il suo pensiero.
Dott. Crepet il suo invito simbolico per questo spettacolo – che è come un viaggio – è “prendersi la luna”, un invito ad avere speranza nel futuro, una scossa a volare alto.
La luna, a volte, ci sembra troppo alta e noi così piccoli. Come ci arriviamo?
Ognuno trova il suo modo, ognuno scopre la sua strada. Non esistono ricettine o le 10 regole d’oro per riuscirci, questa è roba da social, da influencer, ma io sono il contrario di un influencer, primo perché sono intelligente e secondo perché non prevedo le soluzioni per gli altri. Con tutto il rispetto, ma non ho questa visione che c’è oggi di Prêt-à-porter “Fai così, fai colà, questo è il modo per uscirne”. No, no… sia i giovani che i meno giovani devono trovare da soli la forza, il coraggio, la fatica di progettare la propria vita.
In questa società basata sull’omologazione, sulla ricerca frenetica di consensi, dovremmo secondo lei ritornare ad una lentezza e specchiarci gli uni davanti agli altri chiedendoci: “Siamo ancora capaci di sognare?”
Se qualcuno mi dicesse che non è più capace di sognare vorrebbe dire che è morto: solo la morte interrompe il sogno. Sì, ci sono anche delle persone che vivono senza sognare e mi dispiace per loro perché è come dire: “Non voglio respirare”. Ma se è così, allora perché vivono? Non è che vivere è obbligatorio, si può anche farla finita.
Lei, nella sua vita, ha imparato, soprattutto nel lavoro svolto a contatto con i manicomi, che c’è bisogno di follia, di andare controcorrente, di sovvertire anche quello che gli altri si aspettano da noi per inseguire ciò che l’anima desidera, sempre però in nome di una piena dignità verso noi stessi e nel rispetto degli altri.
Cosa vuol dire per lei trasgredire le regole (guardando la vita con lenti oblique)?
La trasgressione vera è quella che fai con te stesso. Se ti attacchi all’asfalto di una strada dicendo che il mondo sta morendo, quella non è trasgressione, è una protesta fine a se stessa che dura cinque minuti perché sei sui social! Puoi anche imbrattare il vetro che protegge un quadro di Van Gogh ed esserne contento perché hai fatto un reel virale su Instagram: sei in mezzo a qualcuno che beotamente ti applaude, ma poi cosa è cambiato? Niente. Ritorni a fare la vita che fai. E, a volte, ciò che fai è causa di un danno ambientale, perché se ti compri una magliettina cinese, pagandola 4 euro e 90, tu inquini il pianeta, quindi non puoi pensare di andare il lunedì a macchiare il Van Gogh e poi il martedì ti metti sulla rete a comprarti due di quelle t-shirts
“Basterebbe che un manipolo di teatranti, danzatori, musicisti si trasferisse per qualche ora alla settimana in una scuola e i ragazzi troverebbero l’occasione per raccontarsi trasformando la loro rabbia in opera d’arte“. È mettendosi in gioco, dunque, che si riscopre se stessi ?
Un po’ come diceva Munari: “Giocando creativamente con me stesso mi sento felice e libero”?
Sí, Bruno Munari. Certo, il gioco è una parte fondamentale e lui è stato un grande maestro in questo. Io non credo che esista un’arte migliore di altre per esprimersi, ognuno lo fa come crede, non esiste un limite rispetto a questo. L’importante è provarci, ognuno poi possiede una propria capacità: c’è chi fa collage, chi musica. L’importante è fare. Ciascuno secondo la propria ispirazione. Quello che è molto complicato da accettare è che qualcuno non faccia niente oltre a spendere i soldi che gli ha dato il papà o il nonno. La vita da ereditieri è una vita da idioti.
L’utilizzo prolungato dei social media e dei videogiochi atrofizza il cervello e influisce drasticamente sulla forma mentis dei giovani, il cui apparato cognitivo è continuamente interrotto in un incessante «zapping mentale».
Che consiglio dà a noi genitori per rieducare la loro attenzione, per risvegliarli alle vere emozioni che la vita riserva?
Togliere loro tutto quello che hanno! La vera educazione è togliere e, mi creda, non è difficile togliere.
Che cosa è veramente l’essenziale? Forse è la sensibilità la navetta chiave per raggiungere la luna?
Ecco, quella parola che lei ha citato è la più pregnante: la sensibilità e l’emozione sono assolutamente le cose essenziali. Tutto il resto si costruisce.
Intervista di Francesca Capri